In questo blog voglio raccontare e trasmettere le storie di questi uomini diventati soldati e che oggi a cent’anni di distanza non vengano dimenticati.
Sono storie nella storia di quella che fu la Grande Guerra.
Questi caduti sono morti sul carso, in quei due anni e mezzo di sanguinose battaglie, molti di questi oggi riposano al sacrario di Redipuglia con un nome, ma per la maggior parte questo non è stato possibile. Voglio così onorare la loro memoria con questo mio tributo.

"Vorranno dimenticarvi, vorranno che io dimentichi, ma non posso e non lo farò. Questa è la mia promessa a voi a tutti voi."

Vera Brittain



«Qui ci verranno dopo la guerra a fare la gita di ferragosto. E diranno: se c’ero io! Ci saranno i cartelli-rèclame e gli alberghi di lusso! Passeggiate di curiosità come ai musei di storia naturale; e raccatteranno le nostre ossa come portafortuna.»

Carlo Salsa

domenica 29 novembre 2015

Caporale PIAZZA Giuseppe



111° Fanteria Brigata Piacenza

Nato a Leno il 11 Aprile 1888
Morto sul Monte San Michele il 21 Ottobre 1915
Sepolto a -------- 



Note Storiche:

La brigata Piacenza nel corso della III^ battaglia dell'Isonzo apparteneva alla 30^ Divisione XIV Corpo d'Armata comandata dal Tenente Generale Paolo Morrone.

Tratto dal Diario Storico della Brigata Piacenza (Aussme):

21 Ottobre 1915
Quota 170. Alle ore 10 del 21 Ottobre la Brigata è schierata per ala sotto le cime 3 e 4 di Monte San Michele.
112° ala destra II° battaglione nelle trincee più avanzate (dette Sterio) pronto a costituire le prime ondate d'assalto, III° battaglione nelle trincee di seconda schiera (dette Amabile), I° battaglione in riserva di brigata con la 1^ compagnia nelle trincee di quota 170 e tre in quella di 130 (dette del Boschetto) in totale 5 linee.
111° ala sinistra con due fronti: 
Fronte Boschini, II° battaglione con due compagnie in prima linea, 2 in seconda.
Fronte cima 3 - III° battaglione in prima schiera formata su 3 linee I° battaglione in seconda schiera pure costituita su tre linee. Totale sei linee costituenti le sei successive onde di attacco.
Alle 10 precise allungato il tiro di artiglieria, la onda di guastatori della Brigata (muniti di pinze tagliafili), si slancia arditamente fuori delle trincee più avanzate, e pur battute dal vivace fuoco di fucileria nemica sale di corsa per l'erto monte, seguono poi con bello slancio, la seconda e la terza onda dei due reggimenti distanti dai 500 ai 800 metri l'una dall'altra.
Numerosi nemici, specialmente dal fonte del 112° lasciate le armi si gettano fuori dalle loro linee di difesa e lanciandosi giù per la china con le braccia alzate sul capo, dichiarano di arrendersi prigionieri. Altri sono catturati con le armi alla mano nelle trincee.
L'artiglieria avversaria, intanto agisce violentemente contro le truppe attaccanti e batte tutta la zona di terreno tra le cime e l'Isonzo, ciò nonostante i battaglioni di prima schiera raggiungono le cime , e quelli di seconda partono a successive ondate, seguendo con lena incalzante le truppe di prima schiera.
All'ala sinistra il 111° , nella sua azione offensiva, incontra assai più gravi difficoltà, le difese accessorie ed i trinceramenti nemici, non sufficientemente colpiti dal tiro di artiglieria, fanno attardare, nel lavoro di distruzione i guastatori che dal fuoco di fucileria e mitragliatrici vengono decimati. Aperte due piccole breccie le onde della prima schiera si precipitano sulle difese nemiche e riescono a stabilirsi sulla cima 3 a tre metri di dislivello dalla vetta a circa 60 metri dalla trincea nemica.
Il violento fuoco delle numerose mitragliatrici avversarie spezza lo slancio delle truppe, che si rafforzano e fortificano nelle posizioni conquistate.
Nello svolgersi dell'azione, tra i due regg. venne a formarsi come uno strappo a colmare, la lacuna il Comando della Brigata provvede con l'invio di reparti del 111° tolti dal II° battaglione sulla parte di Boschini, la dove i reparti della Brigata Verona, agendo vanno sostituendo, secondo gli ordini le truppe della Brigata Piacenza.
Anche su questo tratto della fronte, tra le due cime il 111° tenta l'attacco delle difese nemiche ma l'impeto s'infrange contro le difese accessorie nemiche e sotto il violento tiro delle mitragliatrici i reparti del II° battaglione debbono pur essi arrestarsi e rafforzarsi sulla linea avanzata raggiunta.
Alla sera, ore 20,15 viene inviata al Comando della 30^ Divisione la comunicazione seguente:
"Il 112° è schierato con la propria sinistra sotto cima 4 e con la destra verso la sella di San Martino, ciò non avendo il regg.to trovato passaggio aperto nei reticolati ha dovuto prendere la via del camminamento austriaco, e nella ritirata per non abbandonare parte della dorsale, ha dovuto occupare un tratto della fronte del 156° che non è comparso sulla linea perché tutto impegnato contro il ridottino.
D'altra parte il 111° non avendo trovato scuciture nei reticolati in corrispondenza tra cima 3 e cima 4, ha tentato di girare tra cima 2 e cima 3, ma anche qui ha dovuto arrestarsi difronte i reticolati, oltrepassatili ha costruito una trincea avvolgente che in alcuni punti è a 20 metri dal nemico.
Per ripristinare il contatto tra il 111° e il 112° ho dovuto spostare un battaglione del 111° appena questo venne sostituito dall'85°, per modo che ora i due reggimenti hanno quasi tutte le forze in linea per occupare la loro ampia fronte, meno piccoli rincalzi. 
Reputo che per le perdite gravi subite e per le fatiche sopportate le truppe siano, sebbene di morale alto stanche e non si possa attendere da loro una vigorosa azione nel senso richiesto da S.A.R.il Comandante di Armata; nondimeno ho già predisposto e darò avviso per far allungare il tiro artiglieria verso cima 4, per tentare domattina all'alba un'azione su cima 4, eseguita dal 112° , sostenuto da due battaglioni del 111° e possibilmente dal 156° pel quale mi rivolgerò al Comandante della Brigata Alessandria: F.to Generale Chinotto.


Tratto dalla "Sentinella Bresciana" 4 Dicembre 1915:

Ci scrivono da Leno,:
Una laconica cartolina giungeva tempo fa alla sorella Angiolina, per parteciparle la morte del fratello Piazza Giuseppe, caporale del.. fanteria. Il triste annuncio era dato da un commilitone, che raccogliendo l'ultimo respiro dell'amico, assolveva ad una promessa reciprocamente giuratasi, di avvertire i parenti della morte dell'uno o dell'altro, annunciando in tal modo alla sorella la fine del povero Peppino, affinchè a sua volta sapesse preparare al colpo crudele gli affezionati e vecchi genitori. La notizia inaspettata, passò di bocca a bocca a esi sparse per tutto il paese.
Oggi che ci è nota l'azione in cui cadde, dobbiamo esaltarne la memoria perchè cadde da valoroso.
Coraggioso per natura, sprezzante del pericolo, già provato da altri fatti d'armi.
Così fu di Piazza: combattè da valoroso; colpito al braccio sinistro rifiutò di portarsi al posto di medicazione, ma volle continuare il combattimento ingaggiato, avanzando sempre sotto il grandinare delle palle; cadevano i compagni, cadde il capitano suo, sempre alla testa dei suoi prodi.
L'azione continuava intanto più violenta e tenace, si sviluppava, progrediva a noi favorevole. Il capitano (vedi nota sotto) giaceva immobile, non poteva più esultare della vittoria. Non poteva essere abbandonato e Peppino Piazza non curante del pericolo, già debole per la sua ferita, sotto l'impulso del proprio animo generoso, audacemente, rintraccia il copro del suo superiore e lo solleva avviandosi nel posto più vicino.
Vittima della sua abnegazione, è a sua volta colpito da una palla e cadde nel campo dell'onore.

Ringrazio Pierangelo Mazzardi

Note:
Si trattava del capitano Barassi Camillo di Milano, unico del suo grado ad essere caduto in quella giornata. Egli comandava la 7^ Compagnia del II° battaglione, nello stesso reparto era in forza il caporale Giuseppe Piazza.



 Mappa  del XIV°  C.A. con le posizioni dei reparti della Brigata Piacenza il 22 Ottobre 1915 (Aussme)



 



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